giovedì 2 maggio 2013

Conservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale

Sebbene il tema inerente alla conservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale sia di grande importanza e attualità, sui media tradizionali circolano ancora informazioni poco limpide in merito all'argomento. Cerchiamo di fare chiarezza. Al momento del parto, i futuri genitori si trovano dinnanzi a una grande opportunità, quella di conservare le cellule staminali presenti nel sangue del cordone ombelicale del proprio bambino in una banca cordone ombelicale. In Italia, il campione prelevato al momento del parto, secondo la volontà della famiglia, può essere donato a un istituto pubblico oppure conservato all’interno di un centro privato all’estero. Per il momento, il sistema di donazioni pubbliche, al contrario di quanto avviene nelle biobanche private, non garantisce il buon esito della domanda di donazione da parte della famiglia. Questo può avvenire per diverse ragioni, per esempio perché la struttura non è opportunamente servita da una biobanca pubblica oppure perché la biobanca di riferimento, essendo aperta generalmente in orario diurno dal lunedì al sabato, non è in grado di fornire una copertura continua 24h su 24, per tutto l’anno. Per tale ragione, sebbene l’Italia conti su suolo nazionale 19 banche pubbliche – il 10% di quelle presenti nel mondo – solo 8 di queste sono in grado di accogliere in un anno più di 1200 campioni. Numeri insufficienti per garantire un percorso ad elevato standard qualitativo –  la maggior parte delle banche pubbliche non è certificata GMP(Good Manufacturing Practice), il massimo riconoscimento di qualità per i prodotti destinati a terapie cellulari – e altresì per giustificare l’esistenza di tali strutture sia dal punto di vista dei costi a carico della collettività, che di utilità terapeutica per il cittadino. Con uno sguardo più critico e informato, ci si può dunque rendere conto di come il nodo centrale della questione non ruoti intorno al dibattito tra donazione e conservazione – che pure infiamma gli animi attualmente – ma piuttosto allo spreco ingiustificato (nel 95% dei casi il cordone finisce nel bidone dei rifiuti1) di un bene così importante per il futuro e la salute del bimbo in arrivo e di tutta la famiglia.